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di Marcella Muglia

The Nest (Il Nido) è il film d’esordio di Roberto De Feo, già conosciuto e apprezzato per i cortometraggi Ice Scream e Child K. Il lungometraggio è nelle sale dal 15 agosto e ha ricevuto ottimi riscontri, piazzandosi nel primo weekend al quinto posto della classifica del botteghino settimanale e tagliando il traguardo di miglior opera prima horror al box office italiano (superando Shadow di Federico Zampaglione). Dopo Locarno Il Nido sarà in concorso al Sitges Festival Internacional de Cinema Fantàstic de Catalunya, che tradotto sarebbe il più importante evento al mondo per i film di genere nonché qualificatore per gli Oscar.
Ma entriamo nella storia: Samuel, un ragazzino costretto su una sedia a rotelle dopo un incidente in auto con il padre, vive nella grazia e nella maledizione della madre (la bravissima Francesca Cavallin) disposta a tutto per la famiglia, tanto che le cure ricevute somigliano più a una custodia penale che familiare. Premurosa oppressiva e inquietante, la donna trattiene la sua sensualità in virtù del controllo della famiglia e della casa, e nella sua visione purificatrice cerca di trattenere anche la sensualità e la vitalità di Samuel, completamente ignaro del mondo “di fuori”. A sconvolgere questi equilibri già molto precari arriverà Denise, una cameriera rimasta orfana, coetanea di Samuel, che gli farà conoscere un mondo nuovo, il rock, tanto per cominciare e l’amore, e l’idea bizzarra, insostenibile, blasfema, che la vita di fuori non è così male.


una scena del film

Ci troviamo davanti a un horror originale che non punta sugli spasmi fotografici e ritmici per così dire d’impatto, tipici del genere, semmai lavora su un terrore strisciante, psicologico, ma anche atavico per via del ricorso al tema incrollabile della casa, protagonista occulta eppure così prorompente del film: la magnifica Villa dei Laghi, nel Parco della Mandria in provincia di Torino, un castello edificato intorno al 1860 e commissionato da Vittorio Emanuele II.
E sarà proprio la casa a dar vita a una tensione costante, a fantasie gotiche e ombre mentali, oniriche, ricche di rimandi e ammiccamenti anche ironici agli stilemi del genere. Perciò lo spettatore deve fare silenzio e attenzione perché è un ospite che si sposta di stanza in stanza quasi in punta di piedi, non bisogna farsi sentire dalla casa!
Lo stesso Justin Korovkin, che ha interpretato Samuel, in un'intervista ha dichiarato di avere l’impressione che ogni stanza avesse un umore diverso... e tutti i protagonisti sono d'accordo nel dichiarare che sempre la casa – come vuole ogni film horror che si rispetti – avesse vita propria.


Villa dei Laghi, nel Parco Regionale “La Mandria”, Comune di Druento (TO).

E a proposito di tradizione, nella sua sintesi estrema, il film è una storia di lotta e insieme di ricerca tra bene e male rovesciati, contraddittori, inevitabili e grotteschi, dove la colonna sonora di Teho Teardo e Pixies gioca un ruolo da coprotagonista nei suoi opposti di classica e rock, contaminati fino a vette industrial. E altrettanto contaminato è lo spirito dei personaggi, in particolare Elena, la madre di Samuel: sono tutti corrotti, ambigui, eppure ricolmi di una primitiva – e in un certo senso pervertita – innocenza.
Certo per essere un film horror si direbbe fin troppo lento e forse carente di scene forti in senso classico, ma la paura viene messa in scena davvero, è salita su un palcoscenico che fa pensare spesso a un teatro più che a un set cinematografico: con tutta evidenza questo è lo stile del regista, ricco di caratteri extra orrorifici, se non proprio Felliniani (per quanto l’influenza del maestro si vede) almeno Sorrentiniani o giù di lì. Alcune scene potrebbero essere presentate come clip indipendenti, tanto sono curate e ricche di background thriller horror, piccoli capolavori di video arte, dove la fotografia di Emanuele Pasquet appare strepitosa.
Altra informazione da tenere presente è che il film è stato girato in sole quattro settimane. Davvero niente male.
Ci si aspetta molto da questo regista, che in ogni caso meriterebbe un plauso per il solo fatto di essersi arrischiato in un territorio che l’Italia, nelle sue strutture di lancio, o forse sarebbe meglio dire di conservazione, tende a snobbare.
Buona la prima!

Marcella Muglia




Gabriele Falsetta (Igor), Ginevra Francesconi (Denise), Justin Korovkin (Samuel), Francesca Cavallin (Elena), Roberto De Feo.









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