You Closet

C'è un tempo per tutto dice la Bibbia (per cercare esattamente QUALE, controllate sul famoso motore di ricerca Google) e l'estate è la stagione ideale per tutti coloro che si trastullano con lo shopping suicida (saldi) e adorano lesionarsi le corde vocali, slogarsi il collo e frantumarsi le ossa in un wall of death (concerti).



Ci siamo amici… metal up in your ass e anche, e soprattutto fuori e tutto intorno.
Finalmente mi accingo a illustrare spero con successo tutto quello che GIA’ sapete sul look di un metallaro, e per cominciare, andremo immediatamente a sfatare alcuni miti dei profani compiendo la nucleare e sistematica distruzione di alcuni clichès.
I capi base (quelli che intendiamoci non possono mancare nell’armadio di un metallaro, o meglio sulla sedia in camera sua… perchè i metallari non usano MAI l’armadio se non per disegnarci pentacoli a gorgiera) non sono il chiodo, i calzoni in pelle, la t-shirt dei Guns 'n' Roses e magari un ditino di face painting, No, siamo proprio fuori strada (dritti verso l’inferno): il mondo è bello perché è vario giusto?
E il mondo del metal è vario,che più vario non si può! Ci vuole costanza e un po’ di discernimento per capirne tutte le sfaccettature, e, per addentrarci in questa selva oscura insidiata da draghi ed altre creature estinte ho portato con me un metallaro nel pieno degli anni.
Il mio amico Davidead (0) è curiosamente simile all'amico metallaro di tutti -sempre che ne abbiate uno e lo spero bene per voi...
Di questi tempi poi in cui il crossover ruffiano è lo sport preferito da ascoltatori e musicisti il caro Davidead è l'unico Virgilio che ci possa aiutare ad attraversare con discernimento la bolgia dantesca del poseraggio. Perchè è facile vestirsi in un certo modo (in certi modi) più difficile è essere un metallaro che attraverso le decadi non perde di coerenza e anzi come il vino buono decanta. Ho detto vino? Volevo dire birra.
La prima cosa che serve a un metalhead, prima ancora di un gilet di jeans ricoperto di toppe, un collare ricoperto di borchie, un paio di stivaletti (cit.) e un baffo alla Lenny (per questo inoltre occorre aver superato la pubertà) è una bella cassa di birra semifredda che cola giù per l'esofago.
E il mio amico Davidead ne ha sempre una sullo stomaco da almeno due generazioni: alla nascita intorno ai 14 anni, teneva il ritmo di ingurgitazione a 4/4 con headbanging annesso, si aggirava per i corridoi della scuola media con indosso 7/24 la stessa maglietta dei Megadeath e tentava velocemente di farsi crescere i capelli. Siccome la maggior parte della classe, ancora alle prese con lo svezzamento lo sfuggiva non capendolo, il nostro si ritrovava spesso solo intento a scrutarsi con gli altri soli (in ogni classe pare ce ne fosse uno) che come stelle infuocate bruciavano di vita.
L'amicizia con i suoi simili, o versioni edulcorate/annerite di se stesso, portò ben presto il nostro Davidead a crearsi la sua prima band.
Il suono agli esordi non era ben chiaro, così come il look era ancora approssimativo...
Tra 4 o 5 musicisti infatti spesso capitava di vedere fianco a fianco un blackster appesantito da etti di cinture, borchie, mazze e cerone bianco, un glamster dai fluenti capelli biondi e cotonati e gli organi riproduttivi stretti in una morsa di 3 taglie più piccole, un numetaller con la felpa A.D.I.D.A.S. e le scarpe da basket pulite, un goth-industrial di circa mezzo metro più alto degli altri a causa degli anfibi con doppia suola interna e esterna. I ragazzi si assomigliavano però nell' incertezza sul futuro e nella sicurezza di una cosa: l'amicizia, la birra e  metal non avrebbero mai permesso a nessuno di loro di perdere i capelli. Sono passati nel frattempo degli anni e Davidead deve scontrarsi con alcune defezioni, nel bulbo pilifero e nella sua cerchia di amici, senza contare che la maggior parte dei suoi gruppi preferiti ha un piede nella fossa e il suo chitarrista del cuore è morto in malomodo... ciò nonostante continua a procurarsi dei lividi nella maggior parte dei concerti a cui imperterrito partecipa insieme alle nuove generazioni, che potranno anche avere la giacca ricoperta di toppe, ma non avranno mai la sua stessa collezione decennale di lattine di birra. Horns Up!

Joveline

ARTICOLO TRATTO DAL NUMERO 8 -

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