Banz cult

di Marco Falchi

“questa non è un'esercitazione”



Bentivoglio, provincia di Bologna, anno del Signore millenovecentottantasette, uno spettro si aggira per l'Italia, il suo nome è DISCIPLINATHA.
Il loro “manifesto” recita così:
“DISCIPLINATHA non è un gruppo filosovietico, DISCIPLINATHA non è un gruppo filoamericano, DISCIPLINATHA non è un gruppo filocinese, DISCIPLINATHA non è un gruppo filocileno, e infine DISCIPLINATHA non è un gruppo filofascista. Perché DISCIPLINATHA non è filo qualcosa, non appoggia un partito, un’idea, neppure una nostalgia data, precostituita, strutturata, sedimentata. DISCIPLINATHA critica e nega, e come tale sarà criticata e negata.”

Anno 1988, esce per la casa discografica Attack Punk Records, il loro primo EP, dal titolo: “Abbiamo pazientato 40 anni, ora basta!”.
Nella copertina sono raffigurate due splendide balilla e una chiara estetica del “famigerato” ventennio nero italico.
L’intro del disco è il campionamento della voce del Duce che chiude il suo discorso con la frase che dà proprio il titolo al loro primo lavoro; dopo di che l’energico brano d'apertura è “Addis Abeba”.
Le canzoni di questo primo e indimenticabile lavoro sono in inglese, ma è palese, anche per i non anglofoni, il tono provocatorio e dissacrante. Lo si può notare dal gioco di parole, tra lo scritto e il cantato, del ritornello dell'opening track: “Hanoi Hanoi, Addis Abeba” (nel disco si trova la scritta “apr 16 Hanoi!”).

I DISCIPLINATHA hanno modificato la percezione della musica in questa nazione a forma di scarpa; hanno come sfondato un muro di pura apparenza/appartenenza, inizialmente in quella della rossa e natia Emilia, e poi nel resto dell'Italia.
Hanno sfidato “l'antagonismo tollerato”, una linea immaginaria di demarcazione tra ciò non era tollerato e ciò che lo era, come i quasi contemporanei CCCP. Tale linea è stata prepotentemente varcata e questo è avvenuto utilizzando linguaggi e iconografia degli anni bui del fascismo italiano e inserendo il tutto in un sound che ha riecheggiato e mescolato vari generi, dal metal all'hardcore, con sfuriate punk e industrial. Forse i primi e i migliori in quegli anni a gestire una così complessa e potente macchina di comunicazione musicale.
E si è visto ben presto quali nervi e quali coscienze ha toccato, graffiato e scalfito, sfondando il velo dell’ipocrisia.
I DISCIPLINATHA sono stati un'anomalia non compresa, pressoché odiata, sia da sinistra che da destra. Si pensi a quel vecchio concerto, dove un gruppo fascista e un gruppo antagonista di sinistra volevano dargliene di santa ragione, o a quell’altro live quando, davanti al palco, si è presentata la celere in assetto antisommossa per consentire loro lo svolgimento del concerto.
Miglior coreografia di questa, nemmeno i DISCIPLINATHA avrebbero potuto immaginare! Anno 1991 arriva il secondo EP, questa volta per la casa discografica di Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni, all'epoca del CPI (Consorzio Produttori Indipendenti), la Dischi del Mulo.
In un certo senso questa produzione ha sdoganato di fatto i DISCIPLINATHA a un maggior pubblico e ha ridisegnato col tempo la loro immagine. Ma nel secondo EP, intitolato “Crisi di Valori”, permane la provocazione testimoniata - oltre che dalle due canzoni presenti nel disco, la title track e “Nazioni”- dal fatto che è presente un campionamento della voce di Giovanni Paolo II. Per evitare ulteriori fraintendimenti sulla copertina compare lo slogan: “Non siamo di destra, anzi siamo buoni”. I testi sono finalmente in italiano, quindi più diretti e incisivi, “Preoccupante. Non si sente più pensare. Preoccupante ricominciano a sparare” oppure in “Nazioni”, (è in corso la guerra nell'ex Jugoslavia) “... fate presto voi a parlare, Europa unita, indipendente! Cadaveri al risveglio, smaniosi di ricominciare a morte! Guardano dietro di sé per imitare”.

Anno 1994, esce “Un mondo nuovo”, probabilmente il loro capolavoro.
È in questo lavoro che i DISCIPLINATHA hanno trovato il giusto equilibrio tra i bellissimi e chitarrosi riff, con inserti di stacchi più elettronici, e di riflesso l'alternanza perfetta dei due cantati, maschile e femminile. Ciò fa percepire la band un po' meno aggressiva rispetto ai primi due EP, ma non meno incisiva dal punto di vista comunicativo. L'album contiene, tra le altre, la più bella cover di Franco Battiato (non si offendano i Subsonica), “Up patriots to arms”, con una personalizzazione del testo in stile DISCIPLINATHA: “... questo vento del nord, per molti è verità, abbocchi sempre all'amo, le barricate in piazza, spazzate via dai critici, dai miti della razza”, oppure in quest'altra strofa “... e non è colpa mia se esistono sciacalli sulle disgrazie umane, se i palinsesti sono pieni di morti da filmare”. Una libera reinterpretazione, estremamente avanguardistica e attuale! Ma è la title track che forse più delle altre trascina il loro sound ormai sulle ali del post-punk industrial; e il ritornello ne è l'emblema: “... uniti attenti e vigili, fratelli democratici, faremo un mondo nuovo, uniti per il nuovo, giudici irreprensibili, carabinieri liberi, faremo un mondo nuovo uniti per il nuovo”.

Anno 1996, esce il loro ultimo album prima dello scioglimento: “Primigenia”. Il disco segna il quasi completo abbandono delle sonorità granitiche e industrial virando verso un sound più minimale e intimista, con i testi che si fanno più enigmatici ed ermetici.
Per molti loro fans questo disco è la chiara fine del progetto DISCIPLINATHA ormai troppo “addomesticati” alla musica indipendente. Credo, invece, che Primigenia non sia altro che un'evoluzione musicale, un capitolo a sé di un percorso che la band stava facendo e che purtroppo si è fermato.
Ricordo con incanto una delle più belle canzoni del disco, quasi un'anticipazione di un certo post-rock nostrano, “Otto minuti”; le parole dicono tutto: “Sai di te cos'è che poi perderai? / Anche se proverai a credere / Chiusi di mente rigidi, avidi ottusi e inutili a chiedersi, quanto di luce arriverà, dal Sole otto minuti fa, Ora / Sembra ch'è così scorrevole / Sai come muove, immobile / Curve di tempo statiche, di relazioni in spazio dinamiche, onde di probabilità, torna e scompare in energia pura”.

Che dire ancora di una band come la loro, una delle poche realtà che in tutti i sensi hanno lasciato veramente un segno?
Prendo in prestito una dichiarazione di Jello Biafra dei Dead Kennedys, per sottolineare che “i DISCIPLINATHA sono l'unico gruppo italiano che vale la pena ascoltare”.
E ricordatevi... “DISCIPLINATHA HA SEMPRE RAGIONE!”

Marco Falchi

ARTICOLO TRATTO DAL NUMERO 13 - FEBBRAIO 2015

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