Mowman: duo elettro-acustico con influenze jazz, rock, ambient e prog.
Manuel Attanasio e Roberto Schirru iniziano il progetto Mowman nel 2013, hanno all’attivo due EP, Homonimousse e EQ ES TEE?.
Li abbiamo incontrati per conoscere più da vicino la loro musica.
Ciao Manuel e Roberto, ci raccontate qualche retroscena dei vostri Homonimousse e del nuovo EQ ES TEE?
Homonimousse è nato senza volerlo, come la maggior parte delle cose. Ti trovi lì a fare il sugo, e mischiando gli ingredienti vengono fuori dei mini EP che, per quanto ci riguarda, sarebbero nati anche senza di noi. Diciamo che ci siamo trovati per strada, facendo autostop nelle vie di fuga, e ci ha caricato un matto che si chiama come noi. Homonimousse, appunto. EQ ES TEE? (ha detto lui) è il nostro EP periodico, dove stanno confluendo tutti gli ultimi lavori. Prevediamo non meno di 721 brani alla fine della produzione. Proveniamo da esperienze musicali molto simili, nel senso che abbiamo sempre prediletto la ricerca e la sensazione ad un approccio diciamo più standard. Ascoltiamo senza molti filtri tutto ciò che ci arriva. Poi che ci piaccia o no è un altro discorso. Ma quasi tutto ciò che ci piace ci permea, entra nel sangue e ci aiuta a esprimerci. Siamo curiosissimi, due delfini.
Oltre che giocolieri del suono lo siete anche delle parole. Da cosa vengono i vostri titoli e il vostro moniker Mowman?
Per Mowman e Homonimousse abbiamo letto e applicato “Un saggio sull’Ovvio - Wannabe Artist Version”, mentre per EQ ES TEE? ci è tornato utile un antico trattato
sul Dadaismo del Dado.
Che strumenti utilizzate per ottenere gli effetti che contraddistinguono il vostro sound?
Abbiamo provato a unire i due strumenti “stoici” (voce e batteria) a delle composizioni create utilizzando le nuove tecnologie. Io (Manuel ndR.) uso una serie di campionatori, oltre che multieffetti e rev, che piloto tramite un sistema indipendente. Roberto utilizza una batteria acustica triggerata con un campionatore, in aggiunta a softsynths e i sample che guidano i brani. Ci piacciono molto alcune ambientazioni, tendiamo al “minore”, e ogni volta che un nuovo suono viene fuori cerchiamo di capirne la funzione. Abbiamo un modo di comporre un po' strano, ma funziona. In due.
ph. Gianfranco Jeff Pisoni
La scelta dell’inglese deriva da particolari motivi?
L’utilizzo dell’inglese è dovuto principalmente alle sonorità cui ci ispiriamo e che nascono durante le composizioni. Durante gli anni la maggior parte degli ascolti fatti proveniva dal resto del mondo, quindi l’udito si è abituato forzatamente a quella lingua. In fase di composizione ci viene spesso in aiuto l’Hopelandik, scoperto grazie ai Sigur Rós. I testi si plasmano sul suono, per prenderne la forma e ridiventare ancora testo, nuovo, con una dimensione diversa e una nuova voce cui adattarsi.
Nel repertorio abbiamo un brano in francese, uno in spagnolo, e siamo in lavorazione per un brano in tedesco. Diciamo che per scegliere l’inglese come lingua principale dei brani abbiamo tirato a sorte. Abbiamo anche provato qualche composizione in sardo, ma attualmente non riusciamo a dare abbastanza corpo alle parole, a rendere la giusta atmosfera… non siamo pronti.
Per Finex, l'ultima traccia di Homonimousse, avete realizzato un interessante videoclip in bianco e nero, stile vecchia pellicola. Come vi rapportate con le arti visive?
Le arti visive, piaccia o meno, sono l’ingrediente principale dell’intrattenimento. Non esiste alcuna arte al mondo nella quale la sperimentazione continua incessantemente alla ricerca del “wow”. Quindi, a volte, un piccolo passo indietro (per quanto digitale, nel nostro caso) può far assaporare meglio i particolari, la lentezza, la luce. A noi piace molto rapportarci con questo tipo di sperimentazione. Tra noi abbiamo un ottimo feeling e le idee vengono fuori naturalmente.
Ci viene chiesto spesso di lavorare per mostre d’arte contemporanea o collaborare con artisti a cui piace il nostro lavoro; quest'anno siamo stati invitati a due performance musicando in diretta un intero film (Le planet sauvage) e la mostra di fotografia per la galleria Cabussò. Ci piace e ci ispira la follia, il delirio e tutto ciò che possa farci sorridere di gran gusto; il fatto di allargare il nostro lavoro all’arte contemporanea dilata il nostro bianco smalto, macchiandolo di sfumature nere.
Ci sono festival ai quali vi piacerebbe partecipare?
Abbiamo avuto la fortuna di suonare all’Abbabula festival, al Dromos festival, al Connection/Breakout festival, Baibarù festival, Alter day Fest. Ogni festival ha avuto il suo sapore, il suo gusto inimitabile. Direi che non aspiriamo ad alcun festival solo perché saremmo disposti a suonare in ogni festival che possa gradire quello che abbiamo da suonare al festival. Siamo furbi. Come i festival. Poi, chiaramente, se ti riferisci ai grandi festival internazionali, i nomi dei festival dove vorremmo suonare sarebbero tantissimi festival. Ma siamo in due, e le spese di trasferta per i festival spaventano un po' tutti gli organizzatori di festival. Anche se non dicono festival.
Dopo EQ ES TEE?
Dopo EQ ES TEE?, che come avete visto è disponibile gratuitamente online, vi anticipiamo che ci saranno delle novità importanti; tra le collaborazioni interessantissime con cui abbiamo avviato nuovi progetti, destinati anche al teatro, vi ricordiamo Decimomantra, da una idea ed in collaborazione con Giuseppe Cristaldi già a un avanzato stadio di sviluppo.
Inoltre ci sarà una novità nel mondo dell’Hip Hop grazie alla nuove sinergie che stanno nascendo con il rapper RD.
Grazie ragazzi a presto!
Grazie a voi!
Daniela Dark