Interviste

DI PAOLO LUBINU

Progetto Alzheimer!
Ciao ragazzi, benvenuti nella nostra zine!




Preferisco tagliare subito la testa al toro sperando di non essere troppo indiscreto... da qualche parte ho letto che nonostante tutto voi
sarete sempre in sei anche se sul palco vi vediamo in cinque. Vi và di parlarne ai nostri lettori?

Non è proprio facilissimo parlarne, ad essere sincero, si rischia sempre di usare parole inadatte, ma ci provo.
Mauro era una parte fondamentale del progetto Alzheimer; abbiamo deciso di continuare anche senza di lui perchè ci è sembrato un ottimo modo, tra le altre cose, di sentirlo costantemente assieme a noi: durante le prove, per i concerti, in tutte le situazioni legate alla musica, come può essere ad esempio questa intervista.
Mauro ha dato tanto, in termini di passione e di energia, al gruppo; poco prima di andarsene mi ha mandato via mail due testi, gli ultimi che fondamentalmente ha scritto per gli Alzheimer.
Mi son permesso di unirli in un testo unico, visto che c'erano molti punti che si legavano assai bene, e gli ho prestato le mie corde vocali, passami il termine, per cantare le sue parole in quella che poi abbiamo intitolato 'Metafisica del ricordo', che tra le altre cose secondo me gode di una profondità sconcertante, considerando che si tratta di una riflessione tra le più semplici e sincere che un individuo possa fare di fronte al momento più difficile, senza dubbio, di tutta la sua esistenza.
Penso che una delle funzioni più importanti dell'arte in generale, qualsiasi sia la sua forma e a prescindere poi dal suo valore, sia il fatto che ti da la possibilità di essere ancora, al di la del tempo, o della morte.
Cantare i pezzi di Mauro, visto che tutti quelli presenti nel cd sono stati scritti ovviamente anche da lui, è una bella e dolorosa responsabilità, non è sicuramente facile, ma è sicuramente un grandissimo onore.


Dato che ci siamo parliamo del vostro ultimo lavoro. "Nonostante" suona moltissimo come un tributo a Mauro, ma so che in realtà racconta della vostra attitudine o mi sbaglio?

Per il titolo abbiamo cercato un concetto, un termine, che fosse in grado di racchiudere e descrivere in maniera efficace ed immediata il periodo che abbiamo vissuto durante gli ultimi anni e che ci troviamo a vivere ancora oggi.
Portare avanti un gruppo non è facile, perchè ciascuno di noi lotta con i suoi casini, con i suoi problemi, con il lavoro, con le distanze.
Parlare ancora di Alzheimer penso sia quasi un miracolo, visto le mille variabili impazzite con cui dobbiamo fare i conti.
Nonostante tutto, siamo riusciti a portare a termine anche quest'ultimo lavoro, grazie probabilmente alla nostra tenacia ma grazie soprattutto a tutte le persone che ci hanno dato una grossa mano: penso all'immenso Federico Cocco, che ci ha registrato i pezzi, li ha editati e mixati, toccando con mano quanto può essere disordinato e schizofrenico il mondo Alzheimer; un grazie particolare va anche a Peppe Todde per le grafiche, ma un grazie ancora più profondo va a tutte le persone che ci hanno praticamente spinto, con il loro affetto e la loro vicinanza, a far uscire questo disco.


No copyright – riproduci liberamente. Lo avete scritto a chiare lettere nel booklet del vostro ultimo cd, stessa cosa nell'ep del 2008. A quanto pare avete le idee chiare sull'argomento...

In realtà lo abbiamo scritto anche nel primo 'Dopo l'ennesimo inverno' ahah, è un discorso a cui siamo molto affezionati, per usare un eufemismo.
Tutti noi siamo convinti che la nostra musica non debba avere vincoli: non siamo assolutamente preoccupati che qualcuno ci possa rubare le idee e farci tanti bei soldi, cosa che peraltro ci appare altamente improbabile e che in un certo senso, se accadesse, sarebbe implicitamente un bel complimento; riteniamo che l'utente finale, l'ascoltatore, sia libero di fare ciò che meglio crede con la nostra musica, che possa trasformarla o utilizzarla per altri lavori, che ne possa dare significati diversi senza doverci chiedere nessun tipo di permesso, avendo magari, ma non è sicuramente un obbligo, il buon senso di citare il compositore originale.
Stesso discorso per la duplicazione e la diffusione del prodotto: ci interessa che la nostra musica sia libera di raggiungere quante più persone possibile, non esercitiamo nessun diritto su di essa.


Death core - screamo, voi fate questa roba da quasi 15 anni ormai e siete decisamente al di fuori di ogni sospetto... Com'è che vivete la recente esplosione del genere tra le giovani band? Verità? Conformismo? O una ritrovata attitudine?

In realtà non seguo molto questa scena, non ti saprei rispondere.
Io ho sempre suonato quello che mi faceva piacere suonare, non c'è molto da aggiungere.
Tutti penso abbiamo le nostre influenze, che cerchiamo di reinterpretare in maniera più o meno personale, è un discorso vecchio quanto il mondo.
Ci sono persone che magari sposano in blocco un insieme di codici e di stili che vanno per la maggiore, non so se sia una scelta legata al gusto, o un discorso legato alla comodità di esprimersi con un linguaggio già consolidato ed apprezzato.
La nostra storia, per quanto riguarda gli stili e le etichette, è sempre stata un po' travagliata: quando abbiamo iniziato a suonare eravamo troppo metallari per gli alternativi e per il mondo hard core e troppo hard core e alternativi per il mondo metallaro; con il tempo c'è stata una progressiva sintesi tra questi due poli opposti, è stato probabilmente un bene, ma per il resto non so davvero cosa aggiungere.


A giudicare dai vostri testi è molto facile inquadrarvi come pessimisti cronici ma c'è spesso una scintilla, mi pare, che si dimena in mezzo a tanta oscurità. È un errore di interpretazione o cosa? E in ogni caso ci sono degli scrittori o filosofi in particolare che ispirano o hanno ispirato le vostre liriche?

Ti direi una balla se mi mettessi a citare uno scrittore o un filosofo in particolare.
Ho avuto la fortuna di leggere tante belle cose, sicuramente mi hanno influenzato per quanto riguarda i contenuti, o per lo stile, ma i testi degli Alzheimer sono semplicemente uno sfogo, un modo per buttare fuori dal cranio dei pensieri troppo pesanti. Scrivere con Mauro era una vera e propria terapia, che aveva il suo culmine nel live, in cui oltre alla componente emotiva e catartica della cosa c'era anche la componente meramente fisica; una liberazione nel vero senso della parola.
Di solito, ci è sempre capitato di scrivere nei momenti più malinconici e tristi, ci faceva stare meglio; quando una persona sta bene, penso sia giusto che si dedichi ad altro ahah, che viva il momento.


In genere le band dicono che in live si sprigiona tutta la loro essenza eccetera, vale anche per voi? Cioè, anche voi immagino che preferiate il live allo studio, ma provate per un momento a ragionare come fan anziché come musicisti... quale sarebbe a quel punto la giusta dimensione in cui gustare a pieno la musica degli Alzheimer?

Io penso che la nostra dimensione al momento sia il disco, per due motivi: il primo è che su disco, diciamo pure che a questo giro siamo stati abbastanza fortunati rispetto magari a quanto ci è capitato per il primo lavoro, si riesce ad avere un'idea abbastanza fedele di quello che suoniamo ahah, a differenza di quanto succede dal vivo in cui per carenze nostre e per vari problemi strutturali legati ai posti in cui sei costretto ad esibirti, il risultato non è sempre il massimo, soprattutto per quanto riguarda la comprensibilità della proposta; il secondo è che i nostri live sono fisiologicamente destinati ad essere sempre meno, per tutti i motivi a cui facevo riferimento prima; chi ci vuole ascoltare, lo potrà fare tranquillamente su disco ahah.


Vi saluto ragazzi, grazie per la disponibilità. A voi l'ultima parola...

Ti ringrazio moltissimo per lo spazio, è un enorme piacere avere a che fare con persone come voi.
Ricordiamo che il disco è sempre a disposizione, gratuitamente, con tutte le grafiche e i testi su www.nonostante.net

Paolo Lubinu

ARTICOLO TRATTO DAL NUMERO 11 - NOVEMBRE 2013

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