O-skenè

DI FRANCESCA BUFFONI

PERFIDIA - lungometraggio di Bonifacio Angius



Si è parlato molto negli ultimi mesi del film Perfidia presente al festival di Locarno come unico italiano in gara, vincitore del premio giovani e ora in tour per le sale italiane. Noi di U.X non potevamo farci perdere l'occasione di intervistare il regista Bonifacio Angius. Parleremo della sua opera prima, il fenomeno cinematografico del momento, un gioiello di autenticità che ha solcato il mare per approdare negli schermi nazionali e internazionali.
Perfidia potrebbe ricordare il nome di una strega malvagia di remote favole... ma realmente non è questo che ha voluto rappresentare Bonifacio.
Perfidia però è sì, qualcosa di cattivo: un male ancestrale presente nel mondo, alimentato da uno sciatto vissuto di provincia, incomprensibile ai personaggi che lo vivono. Ma lasciamo che sia lui a raccontarlo...


Sei al tuo primo lungometraggio, che tipo di difficoltà tecniche hai incontrato per la realizzazione di Perfidia, e che effetto fa essere selezionati per la prima mondiale al festival di Locarno?

Per la realizzazione del film è stato tutto difficile! Niente in particolare. Forse la cosa più faticosa è stata mantenere la giusta concentrazione senza perdere il controllo della situazione. È un gioco molto pericoloso perché investi tutto nel progetto, hai delle aspettative molto alte su te stesso e da queste deriva parecchia tensione. Per quando riguarda la partecipazione in Concorso Internazionale al Festival di Locarno, è stata una grande emozione. Naturalmente ci speravo, e ho sofferto nell'attesa, perché già in passato ero stato vicino ad altri grossi festival. È stato un bel regalo arrivato nel giorno del mio compleanno. Il fatto di partecipare a un festival dove sono passati tanti mostri sacri del cinema è sicuramente un grande onore e un'importante iniezione di fiducia.


Ultimamente “la realtà” torna al cinema... esiste un legame tra il nuovo cinema e il neorealismo? Qual è il tuo rapporto personale rispetto a quella tradizione?

Sinceramente non credo che sia un problema di rappresentazione della realtà. A mio avviso è più un discorso di sincerità e onestà con cui la si rappresenta. Oggi il cinema italiano è per lo più bugiardo e ruffiano. Il suo modo di rappresentare la realtà è strettamente legato ai “temi del momento” senza un reale interesse verso le miserie che vive il paese, indirizzato agli incassi che può produrre un'opera e quindi disonesto dal punto di vista artistico. Il cinema neorealista è nato in un periodo storico dove si aveva il bisogno di raccontare gli esseri umani nella loro autenticità. Dunque non è solo una questione di realismo. E' solo una questione di punti di vista, di volontà e di sincerità artistica. Ci sono racconti che per essere efficaci necessitano di un forte realismo ed altri che hanno bisogno di un'astrazione della realtà. Altri hanno bisogno di entrambe le cose. Non ci sono regole precise. Io amo i film del neorealismo italiano. Sicuramente il film neorealista che mi porto dentro più di tutti è “I vitelloni” di Federico Fellini.


Rimanendo sempre in tema: l' Italia porta con sé un'eredità cinematografica spettacolare. Cosa il cinema contemporaneo, attualmente e socialmente parlando, è in grado di trasmettere?

Non lo so.


Trovi qualche grado di somiglianza tra te e il personaggio di Angelino, protagonista del film, o invece qual'è, eventualmente, la tua distanza dal personaggio?

Perfidia è un film molto personale, racconta la mia più grande paura durante il periodo della scrittura. Pensavo che la cosa peggiore che mi potesse capitare in quel momento fosse rimanere solo. Volevo parlare di persone comuni per elevarle a personaggi mitologici e per riuscirci sono partito da me stesso. Le esperienze di vita e le opinioni sul mondo che ci circonda sono tutto per chi vuole raccontare una storia. Non ho mai visto esplodere un elicottero. Non ho mai visto nessuno che faceva saltare la testa di un altro. Dunque perché dovrei fare un film su roba simile? Ho visto invece persone che distruggevano se stesse nei più impercettibili modi. Ho visto gente tirarsi indietro, ho visto gente nascondersi dietro le idee politiche, l’alcol, l'ipocrisia. E io stesso ho fatto tutto questo, dunque posso capirli. Per chiunque, incluso me stesso, è difficile dire quello che davvero vuoi dire, quando quello che vuoi dire è doloroso. Poi fortunatamente sono una persona molto diversa da Angelino.


Poeticità e squallore si miscelano nella trama di Perfidia; non è solo uno spaccato di vita di periferia, è qualcosa di diverso... si avverte una forte spiritualità, intesa però come elevazione della coscienza, che va oltre la perdita di fede che si sviluppa durante la narrazione: qual è per te il vero centro del film?

Le convinzioni del protagonista e il suo approccio alle figure religiose sono schematiche e riduttive. D'altronde esiste il male e il bene assoluto? Ad Angelino è stato insegnato a dividere il bene dal male in maniera netta, mentre questi convivono insieme. Dunque se il bene e il male convivono nello stesso corpo, lo stesso può fare la dolcezza e il disprezzo, il rancore e la tenerezza, il veleno e l'antidoto.


“La vita è tutta un imbroglio e per stare bene devi stare in questo imbroglio”: queste le parole del padre di Angelino che mi richiamano alla mente quelle del Totò / Jago nel cortometraggio “Che cosa sono le nuvole” di Pier Paolo Pasolini: “Eh figlio mio... noi siamo in un sogno dentro ad un sogno” ...
Paternamente entrambi i personaggi cercano di far capire ai loro figli le dinamiche travagliate dell'esistenza umana, ritrovi questa similitudine?

A un uomo come Angelino non è stato dato un motivo per alimentare qualcosa che sta nel futuro.
A un certo punto della storia il padre decide che suo figlio deve lavorare. Ma perché dovrebbe lavorare? Per alimentare quale futuro? Io, ovviamente, non chiedo a un operaio edile di amare smisuratamente il proprio lavoro; quelle persone lo fanno per alimentare un sogno, per la propria famiglia, ma Angelino non ha più una famiglia, non ha niente, dunque perché dovrebbe farlo? La sua decisione di andar via quindi è anche giusta nella sua paura. Il suo sogno è essere normale, ma questo sogno gli è negato, non a caso invidia la mediocrità. L'uomo è l'unico essere vivente che per vivere deve darsi ragione del suo esistere. Mi sembra proprio un bel imbroglio!


Grazie Bonifacio per la tua disponibilità, ti faccio un'ultimissima domanda di rito, quali sono i progetti per il futuro?

Stiamo scrivendo una sceneggiatura e tra un paio di mesi sarà pronta la prima versione. Una storia d’amore. Grazie a te!

Francesca Buffoni

ARTICOLO TRATTO DAL NUMERO 13 – FEBBRAIO 2015



Carrello

#EssiVivono