O-skenè

di Francesca Buffoni

Rob Zombie: il regista, il musicista, il nerd.



Zombie, fantasmi, clown, reietti, mostri, heavy metal, rock 'n' roll, b-movie, mischiate gli ingredienti, gettateli in un pentolone e aspettate il fuoco fatuo da cui prenderanno corpo le opere di Rob Zombie. Tutto questo sudicio calderone potrebbe far storcere il naso ai più, ma la realtà è che Rob si è conquistato in venti anni di carriera un trono di tutto rispetto nel panorama musicale e cinematografico horror mondiale.

Robert Bartleh Cummings in arte Rob Zombie, nato ad Haverhill nello stato del Massachusetts il 12 gennaio 1965. Trascorre la sua infanzia in un luna park gestito dai genitori, due artisti circensi, entrando in contatto con il mondo dello spettacolo (quello underground) in anni della sua vita caratterizzanti.

Nel 1985 forma la band alternative rock White Zombie, in onore del film White Zombie (classico dell'horror) di Victor Halperin. Diventa uno dei gruppi più influenti della scena, sperimentando un genere prematuro per l'epoca a metà tra il nu metal e l'industrial. Ma nel 1998 Rob scioglie la band per intraprendere una carriera solista e avvicinarsi al mondo del cinema.
La strada da abbracciare gli è chiara sin da subito, da rockstar a regista, il connubio horror/rock diventa il marchio di fabbrica Zombie. Due facce della stessa medaglia che si riscontrano in ogni sua opera musicale e cinematografica. I suoi dischi rimandano al cinema, dagli artwork alle citazioni nei testi come anche la sua figura scenica, specchio dei mostri classici che ama: è un mix tra un freak, uno zombie (naturalmente) dagli abiti logori e un serial killer datato. Nei suoi film le colonne sonore attingono principalmente dal suo repertorio musicale oltre che rifarsi ai big del blues, folk e rock: dai Velvet Underground a Terry Reid a John 5, per citarne alcuni.

Nel 2000 convola a nozze, dopo tredici anni di fidanzamento, con Sheri Lyn Skurkis in arte Sheri Moon Zombie, sua musa inseparabile sia sul palco sia davanti alla telecamera.
Solo un anno dopo, nel 2002, esordisce con il suo primo film da regista La casa dei 1000 corpi  e due anni più tardi da vita al sequel La casa del diavolo. I due film seguono le vicende della famiglia Firefly. Stesse ambientazioni, stessi personaggi, stesso mood: serial killer che agiscono in comunità rurali del Texas dimenticate da Dio.
Le inclinazioni di Rob sono evidenti sin da subito: torture e bagni di sangue, nessun occhiolino al mainstream americano drogato di popcorn, ma pura devozione al culto del cinema horror di maestranza.

Nonostante le varie citazioni, i cliché e i meccanismi del genere degli ultimi trent'anni, Rob riesce a tenere viva la sua cifra stilistica portando tutto all'eccesso in un mishmash di morbosità, esoterismo e carneficina. Il tutto condito con un pizzico di realismo magico e isterico, contaminato da un vizioso tocco weird. Un collage di qualità, insomma.
Con il passare del tempo affina le sue abilità registiche insistendo in celebrazioni grottesche dell'essere umano, creando personaggi emarginati, folli e psicolabili: dei reietti in bilico tra il bene e il male, dall'umanità distorta che quasi commuovono. Inoltre in ogni suo film Rob commemora l'avvenenza erotica della sua consorte Sheri Moon: una Venere assassina che trattiene zodiacalmente l'ascendenza di Marte, per la maggior parte delle volte seminuda e provocante.

Nel 2007 si cimenta nel remake di un grande classico dello slasher movie: Halloween – La notte delle streghe di John Carpenter, e solo due anni dopo partorisce Halloween II. Nonostante le critiche e le agguerrite polemiche avanzate da Carpenter (il maestro gli dà del pezzo di merda in seguito a delle dichiarazioni di Rob ritenute false) questa doppietta di film lo consacra a re dell'horror contemporaneo.

Rob pare quindi schivare quasi tutti i canoni americani del genere seguendo la scia e l'influenza del puro genere Horror, come quello di stampo italiano ed europeo, che ha generato creature deformi e che grazie alle sue atmosfere e colonne sonore ci teneva ancorati alla sedia quando i fatti soccombevano all'immaginazione. Il cinema del disgusto, macabro e parossistico di Lucio Fulci lascia il segno nei primi film di Rob, quelli indirizzati agli splatter maniaci, come il cinema di Tobe Hooper con il suo mockumentary Non aprite quella porta del 1974.

Non solo Fulci nel range italiano a ispirare Zombie, ma anche Ruggero Deodato con la sua pietra miliare Cannibal Holocaust, (1980, primo film a usare la formula del falso documentario). L'influenza di Dario Argento (quello bello) invece si fa sentire massicciamente nelle Streghe di Salem (The Lords of Salem, 2012), penultima fatica del nostro Zombie. Questo un film che risulta più sulle corde europee che su quelle americane, più lento nella gestazione, più concentrato sulle atmosfere che sui fatti, dove le cose ci mettono più tempo ad accadere, ma non annoiano.

Dal villaggio di Salem si ritorna all'arido Texas, ideale per l'ultima uscita 31 (2016), in cui ricompaiono gli anni '70, i clown e i massacri, e Rob prende le distanze da tutti e tutto finanziando tramite crowdfunding questo suo ultimo film.
Autonomia completa, zero vincoli di mercato, nessuna censura e piena filosofia slasher; un ritorno alle origini più circensi e più grottesche.

Critica e appassionati si dividono, dall'Italia arrivano i maggiori apprezzamenti.
C'è da dire che Rob ha la particolarità di creare entusiasti seguaci quanto appassionati detrattori perché delle volte convince ma non vince del tutto... ma sbattendosene continua comunque ad affascinare con le sue pellicole, con la sua cinefilia onnivora, rimanendo in ogni caso il regista horror più atteso e più estremo dell'industria cinematografica contemporanea.
Vero è che non siamo più negli anni settanta, quando in Italia e in America l'investimento su un film del terrore era copioso. Oramai non ci sono più gli investimenti per girare capolavori come Shining (Stanley Kubrick, 1980).
Forse il genere horror è destinato a scomparire? Non ci è dato sapere...
Ma ad ogni modo Rob rimane un'artista potente, coraggioso e visionario, in grado di afferrare un modello e svilupparlo in maniera originale ed eclettica.
Noi aspettiamo la sua prossima fatica.
Ave Rob Zombie.

Francesca Buffoni

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