I No Tav sono tutti coloro che lottano contro questa linea per una serie di ragioni che vanno dalla salvaguardia dell'ambiente alla tutela dell'economia della valle. Dalla protesta è nato un movimento, diventato negli anni sempre più forte e coeso, che riunisce intorno a sé la maggioranza dei cittadini valsusini e dei comuni vicini, movimento che si oppone alla costruzione dell'opera con manifestazioni, informando e sensibilizzando la popolazione ma soprattutto occupando i vari cantieri, impedendo insomma che i lavori prendano il via. Ed è di queste occupazioni che spesso i mass media parlano per lo più, definendo i manifestanti come violenti contestatori.
Certo, la propaganda è inevitabile visti gli interessi di portata internazionale, ma non possiamo dilungarci su questo ora, anche perché l'argomento è complesso e richiederebbe altri spazi. Qui ci interessano più che altro le ragioni della protesta: a quanto pare la linea causerebbe gravi rischi all'ambiente, alla salute degli abitanti e all'economia del luogo.
Il progetto attuale si svolgerà in gran parte in galleria, che non è certo una rassicurazione, in quanto gli scavi in profondità possono intercettare le falde acquifere condizionando gli acquedotti e quindi l'agricoltura, già colpita da altre strutture stradali realizzate nel territorio.
Inoltre, le rocce della valle, secondo le carte geologiche e vari studi sul suolo, sarebbero ricche di amianto e di minerali di uranio, estremamente nocivi e cancerogeni.
Già durante i lavori per i siti olimpici del 2006 si verificarono affioramenti di amianto in diverse località valsusine, figuriamoci cosa potrebbe accadere in 15 anni (è questa la durata prevista del cantiere) di scavi: l'ossido di azoto e le polveri sottili immessi nell'atmosfera potrebbero causare danni e contaminazioni irreversibili per l'uomo e per l'ambiente in generale.
Il rumore e l'inquinamento da sostanze nocive influirà anche sull'economia locale, il turismo subirà un calo inevitabile, e il costo eccessivo dell'opera ricadrà sulla spesa pubblica a scapito di sanità, scuola, pensioni e stato sociale.
Ah, a proposito di mass media e di informazione pilotata dai grandi interessi: alcuni appartenenti al movimento sono stati accusati di attività terroristica, il tutto si è poi concluso in una nuvola di fumo. Il movimento ha dichiarato in più occasioni di essere distante da qualsiasi atto terroristico.
Luca Abbà, (agricoltore in Val di Susa e portavoce del movimento, il 27 febbraio è caduto da un traliccio dell'alta tensione, su cui era salito per protestare contro l'inizio dei lavori nel cantiere di Chiomonte) in una recente intervista (per Piazzapulita - La7 – 2 marzo 2012) risponde così alle accuse di estremismo:
"il tentativo di additare il movimento come violento e gestito dai centri sociali è una delle poche e ultime armi della nostra controparte, visto che le ragioni del Tav non stanno in piedi e visto che il movimento popolare tiene ed è forte, uno dei modi per indebolirlo è quello di dividerlo tra buoni e cattivi".
Il movimento No Tav nasce dal basso e tra i suoi sostenitori troviamo agricoltori, operai, professori, medici, pensionati, ma anche i ragazzi dei centri sociali... forse questi ultimi portano avanti la protesta con più passione certo, ma quando c'è da organizzare un' occupazione, gestire una manifestazione o addirittura affrontare uno scontro con la polizia, allora sono tutti dentro... Tutti, che le mani siano bianche o callose, che l'accento sia sottile o marcato. Fuori invece ci si limita a giudicare guardando la televisione e allora suona bene quel canto francese che fa "per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti" lo conoscete?
Marcella M
ARTICOLO TRATTO DAL NUMERO 7 – MAGGIO 2012