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di Joveline



Appuntamento immancabile per ogni nuova uscita cinematografica di Wes Anderson lo scontro tra i fan della prima ora, gli accodati seguaci della moda e gli accaniti detrattori che cercano a ogni film di cogliere in fallo l'opera di un cineasta che oggi, nel 2018, possiamo considerare di culto. Putroppo per questi ultimi – che lo giudicano esageratamente dedito alla perfezione estetica – anche questa volta pare che Anderson abbia centrato il colpo e che lo abbia fatto con un film in stop motion, una nuova favola ad alto contenuto morale con protagonista il migliore amico dell'uomo, il cane.
Come ha sottolineato anche buona parte della critica, Isle of dogs rispetto ad altri lavori si fa carico di un forte contenuto politico, e la trama inevitabilmente necessita un'interpretazione in questo senso: in un Giappone distopico (ma non troppo lontano nel tempo, circa "tra vent'anni" come recita la voce narrante) il surplus della popolazione canina ha raggiunto quantità insostenibili per le città nipponiche, sovraccarico aggravato dal proliferare di una misteriosa influenza.
La soluzione sta in un editto emanato dal perfido – e decisamente tirannico – sindaco di Megasaki che condanna i cani di tutto il Giappone all'esilio forzato sull'isola dell'immondizia, ribattezzata per l'occasione Isola dei cani. Questo è l'incipit che racconta la storia di Atari Kobayashi, un ragazzino "100% Wes Anderson style" ancorché in stop motion, che si precipita sull'isola per salvare il suo cane Spots. In questa avventura avrà dalla sua parte un team di "cani Alpha" il cui compito è difenderlo dagli uomini (ma arrivano anche gli americani tranquilli).
Anderson, che per L'isola dei cani ha dichiarato di essersi ispirato agli anime giapponesi, ad Akira Kurosawa e ai jingle pubblicitari natalizi, ha presentato il film alla 68° edizione del Festival di Berlino lo scorso febbraio. In Italia il film è nelle sale dallo scorso primo maggio, non perdetelo!

Joveline

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