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di Paolo Lubinu

Fratelli e discepoli dell’underground, ci stanno fregando. È inutile girarci troppo attorno, per il momento ci hanno messo al tappeto e vediamo tutto che gira tipo Paura e delirio a Las Vegas, ma l’arbitro non è arrivato ancora a 10. Quindi abbiamo pochi secondi per riprenderci e mandarli noi al tappeto. Questa è la situazione, nostra di giornalisti che si occupano di cultura indipendente e di tutti quelli che producono musica, arte e spettacolo. Non c’è tempo ora per ribadire cosa sia per noi l’underground, voi lo sapete, fratelli e discepoli della notte (perdonate la citazione malefica ma era irresistibile, e qui resistiamo a tutto tranne che alle tentazioni).
Come sapete noi non facciamo cronaca o informazione in senso stretto, non facciamo redazionali e ce ne siamo sempre vantati, vuol dire che non facciamo pubblicità occulta attraverso l’informazione di facciata; i nostri ospiti sono sempre i benvenuti: non chiediamo l’opinione del momento (dove in genere vengono dette banalità a voce alta, lontanissime da ogni pensiero critico) per poi fregare il pubblico con un finale tipo “ma lei ha scritto anche un libro?”
Insomma “Che ne pensa della guerra?”
“La guerra è una merda.”
“Beh, parliamo del suo libro ora.”
“La guerra è talmente una merda che non riesco a parlare del mio libro…”
E anche qui dovete perdonare la citazione, ma la cosa ci aiuta a mitigare questo tono di irrealtà che ci avvolge da molti mesi ormai. Comunque non siamo qui per piangere né per un lungo addio o simili. Non parleremo di virus o di streaming troppo fico o di scimmie digitali.
Vogliamo dirvi solo una cosa. La situazione è questa e ne prendiamo atto: siamo al tappeto e tutto gira. In questo lungo momento non ci è possibile fare con onestà il giornalismo che ci appassiona, perché non c’è la materia prima, perché il mondo della cultura che c’interessa si trova in un letargo forzato, perché appunto non vogliamo parlare di virus o di streaming troppo fico o di scimmie digitali.
Ma dicevamo, l’arbitro non è arrivato ancora a 10. Quindi prendiamo le cose buone da questa botta tipo in Paura e delirio Las Vegas e cerchiamo di affrontare la situazione da un’altra prospettiva: colpire ai fianchi colpire ai fianchi colpire ai fianchi. Questo abbiamo intenzione di fare.
Abbiamo deciso di rivolgere le nostre energie verso un supporto dell’underground compatibile con i tempi e senza paraculate, quindi faremo una piccola svolta dal campo giornalistico a quello produttivo. Dichiariamo perciò ufficialmente chiusi gli appuntamenti settimanali con le varie rubriche strafighe che finora vi hanno sollazzato e apriamo la via a qualcosa di nuovo. Vi terremo aggiornati. Cambierà il mezzo ma la sostanza sarà sempre alimentata dalla passione per la musica, l’arte e la cultura indipendente.
Detto questo, sappiate che dietro il cartello “Chiuso” del giornalismo albeggia la scritta “Torno subito”, ma sarà un ritorno spiazzante: l’arbitro avrà quasi finito di contare e noi avremo abbastanza forza da spazzare via tutto; a quel punto ce ne usciremo con qualcosa tipo: “Avete visto cosa ci ha appena fatto fare il padre eterno?”
Insomma potete stare abbastanza tranquilli, diciamo che fa parte del gioco. Ai tempi dei Pantera c’era sempre qualche fan che sfidava a botte Phil Anselmo e lui li accontentava, cercando di non fargli troppo male. In tanti anni di attività culturale, organizzazione di eventi e produzioni artistiche varie questa cosa è successa pure a noi, innumerevoli volte.
È naturale che provino a fregarci. E noi per un po’ glielo lasciamo credere.
Prima che l’arbitro arrivi fino a 10.

Paolo Lubinu

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