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di Marcella Muglia

Dal mondo del Poetry Slam è nato un nuovo progetto, il Social Slam, che proprio in questi giorni ha lanciato una campagna divertente e provocatoria contro l'odio che si scatena sui social.
I poeti e performer che partecipano a questa iniziativa intitolata “La Poesia Italiana Contro l'Hate Speech” si cimentano in una vera e propria azione purificratrice, declamando in luoghi pubblici testi scelti tra i commenti più violenti dei social.
Sergio Garau, protagonista del Social Slam e nostra vecchia conoscenza, mantenendo l'assoluto riserbo sull'ideatore del progetto spiega che per l'azione vengono selezionati i commenti – diciamo così – più "poetici" (e se la ride), cioè "quelli con una lingua particolarmente interessante, che potrebbe essere l'estremizzazione di quel linguaggio, breve e conciso, di sms, tweet e post che si trovano sui vari social; un linguaggio che potremmo definire post post post stop avanguardistico. Per esempio la Antonietta Muraglia – di cui Sergio ha declamato i commenti nella sua azione poetica del 1 aprile (ndr) – potrebbe essere una citazione del futurismo che usa soltanto sostantivi, che evita l’interpunzione; un linguaggio molto di impatto insomma".
I commenti odiosi vengono pronunciati ad alta voce  o a bassa voce, questo dipende dallo stile del performer: Burbank ha scelto un tono pacato che contrasta con la violenza delle parole mentre Sergio Garau nella sua performance incarna un fiume di odio, urlando le parole della Muraglia, tant’è che poi lo hanno sbattuto fuori dal locale. L'azione poetica può svolgersi in un locale di Torino di sabato sera come ha fatto Sergio, o davanti alla Mole Antonelliana come ha fatto Alessandro Burbank. Il tutto viene ripreso e pubblicato con l'hashtag “Social Slam” e “La Poesia Italiana Contro l'Hate Speech”; meglio avere dei complici vicino perché il rischio di prendere sberle è abbastanza elevato. Un bell’esperimento che ci ricorda – come se ce ne fosse bisogno – la sottile differenza tra lo scrivere certe cose davanti e dietro a uno schermo e dirle davanti – e dietro – a delle persone.
Dal Social Slam viene fuori una perfomance d'eccezione in cui, come dice Sergio, "si crea (secondo l'ideatore del progetto) un corto circuito e forse anche una presa di consapevolezza, una nuova prospettiva perturbante su questo tipo di commenti".
Ma non finisce qui, Sergio aggiunge che "l'idea del Social Slam, con questa campagna, non si ferma alla pubblicazione del video sui poeti che declamano, ma viene anche allegato il commento originale con nome e cognome della persona che lo ha scritto. Poi vengono invitati altri poeti o chiunque a eseguirlo a sua volta, con l'idea che questi commenti diventino dei classici (e ride)".
Un esperimento interessante dove le parole subiscono una vera trasformazione, da becere e pessime diventano artistiche, e forse "poetiche", sbattute e frullate in faccia, con la speranza di neutralizzare l'odio con la poesia.
E perché no?
Poeti di tutto il mondo unitevi!

Marcella Muglia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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