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Tre Allegri Ragazzi Morti – Sindacato dei sogni / CD
La Tempesta / 2019
Alternative Rock
Ascolta il brano: Calamita

Nonostante il titolo dalle suggestioni indie questo nuovo lavoro dei Tre Allegri Ragazzi Morti all'ascolto si discosta abbastanza sia dal filone attuale, che comprende poi generi e sottogeneri diversi tra loro, sia dagli album precedenti della band. Sindacato Dei Sogni esce a gennaio 2019 per la Tempesta Dischi, preceduto da tre singoli rilasciati alla fine del 2018: Caramella, Bengala e Calamita.
Il primo, in apertura del disco, potrebbe essere considerato il manifesto dell'album, un brano dall'incedere psichedelico dove le lyrics ispirate alle lapidarie poesie del livornese Giorgio Caproni, il poeta della luce, si ripetono in una nenia ipnotica e la voce del leader Davide Toffolo mai come ora sembra uscire direttamente dagli '90. Non è un impressione o, se lo è, continua anche nel secondo brano Calamita, dove l'arpeggio della chitarra (pulitissima) che ricorda una ballad dei Rem o di emuli coevi continua a proiettarci in una situazione di deja-vu che prosegue in C'era un ragazzo che come me non assomigliava a nessuno. Qui le chitarre in cavalcata quasi hard rock si incrociano con le linee protagoniste del sax di Francesco Marzatti e del piano Fender Rhodes di Nicola Manzan aka Bologna Violenta.


Foto di Ilaria Magliocchetti Lombi

AAA Cercasi è uno dei pezzi più convincenti di tutto il disco, proietta un timido ascoltatore nell'esplosione di un'estetica nineties quasi mitologica: l'armonica a bocca sembra spararci dentro a un videoclip degli Aerosmith mentre il testo e la timbrica, volutamente limpida e fresca di Davide Toffolo, potrebbe far volare una lacrima nostalgica o sognare epoche mai vissute a chi invece a quei tempi non c'era. Guest alla slide guitar Adriano Viterbini dei Dunk.
Accovacciata gigante, forse il cuore dell'album, è uno split alla Lennon-McCartney che unisce due canzoni distinte tra loro dalle atmosfere completamente differenti, una scritta dal frontman e l'altra da Mattia Cominotto degli Od Fulmine.
Bengala, uscita come terzo singolo, continua sulla strada melodica, questa volta opera di una session di archi guidata dal maestro Davide Rossi, altro super ospite del disco. In Mi capirai (solo da morto) si scivola improvvisamente in una vertigine progressive, dove il flauto guida la danza e il testo orgogliosamente sornione rivendica la fama di outsider del gruppo.
L'ottavo brano è una ballata sognante dalle liriche struggenti, scritte a sopresa non da Toffolo ma da Mattia Cominotto che ne omaggia lo stile e la poetica. Non ci provare ritorna sui binari della psichedelia e del rock e racconta il presentimento, forse fondato, della naturale incomprensione tra persone. Chiude l'album Una ceramica italiana persa in California, lunga suite di dodici minuti a tutto prog, con un'esplosione di synth e un testo a matrioska che nasconde un altro piccolo brano, Una canzone importante.
Le ceramiche sono a forma di gattini mascherati e stanno in copertina: ecco svelato il significato del disco. I TARM, sempre in maschera, hanno superato i 20 anni di carriera senza tradire la propria essenza: in questo album dichiaratamente individualista, fuori dai giri delle mode attuali sono se stessi più che mai.
Bonus track alla fine disco: una versione tutta archi armonica e voce di Bengala: Come i Bengala in cielo.
E chi vuole si può mettere a sognare.

Joveline






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